Lascio qui le mie idee sulla scuola. Sono abbastanza vaghe, ma spero che almeno qualcuna possa risultare interessante.
1) Vera autonomia scolastica: fatto salvo uno scheletro davvero minimo di materie comuni, le scuole decidono la loro didattica autonomamente. Un sistema scolastico dove tutti leggono gli stessi libri e imparano le stesse cose e' una follia (il contrario del famoso "senso critico"). Non e' piu' proponibile che tutte i quindicenni della Repubblica leggano i Promessi Sposi: per alcune classi va bene, per altre c'e' bisogno di Carlo Levi, per altre di Rodari (eh si'), e cosi' via. Il territorio ha tanto da offrire, ma le scuole non hanno l'elasticita' per coglierne i frutti. Uno Scientifico di Pozzuoli dovrebbe poter insegnare geologia, uno di Torino ingegneria. E via discorrendo.
2) Introdurre piani quinquennali di sviluppo, approvati dal parlamento o dal governo (un po' come dei DPEF per l'economia). Quali sono le materie da promuovere o sostenere nel futuro? Quale tipo di scuole vanno aperte (o chiuse) e dove? Quanti e quali insegnanti lo Stato si aspetta di formare nell'arco di 5 anni? Quali sono gli obiettivi da raggiungere? Tutto questo deve essere discusso e dichiarato pubblicamente. La discussione puo' articolarsi tanto a livello nazionale quanto locale. Gli aspiranti insegnanti avrebbero cosi' anche delle indicazioni su quali studi intraprendere, e le universita' potrebbero rispondere per tempo ai bisogni del sistema nel suo complesso.
3) Le classi vanno portate nel terzo settore. Portate nei campi, nei boschi, nelle citta' e all'estero senza dover pagare dazio alle voraci agenzie di viaggio. Cose che si possono fare anche oggi, ma solo con tonnellate di burocrazia.
4) Riforma del sistema ispettivo e aumento del numero degli ispettori scolastici. Ad oggi le ispezioni sono rarissime (300 ispettori in Italia contro i circa 3000 operativi inglesi) e si attivano soltanto su richieste precise. Tutte le scuole della repubblica devono invece essere monitorate almeno una volta in 4 anni anni (come in Olanda, Gran Bretagna ed altri paesi). I risultati delle ispezioni devono essere pubblici, in modo che i genitori se ne possano giovare. Le ispezioni devono sottolineare le buone pratiche e offrire consigli su come risolvere i problemi. Le scuole con problemi devono essere monitorate piu' da vicino. Gli ispettori (o almeno i capo-ispettori, come in Inghilterra) dovrebbero avere tutti esperienza di insegnamento. Le scuole d'altro canto dovrebbero auto-valutarsi in modo da offrire una base di valutazione tanto agli ispettori quanto alle famiglie (si tratta di estendere ed approfondire il POF).
5) Conferenze regionali e nazionali o autogestite per condividere buone pratiche. "Ehi, ma voi a Verona come lo insegnate il Latino? Noi facciamo cosi' e cosa', ne parliamo? Associazioni di insegnanti, come il CIDI, esistono, ma la cosa puo' essere ampliata e istituzionalizzata.
6) Aumento del monte ore per docente ma non delle lezioni frontali: con tre, quattro, cinque ore in piu' alla settimana (retribuite, il problema qui sono i soldi), le scuole possono tenere aperte le loro biblioteche, diventare centri studio (e finalmente discutiamo le scelte didattiche), centri di accoglienza, musei, qualsiasi cosa. I dipartimenti diverrebbero qualcosa di utile, le materie comincerebbero a dialogare (mai pensato di fare geometria dai testi originali in greco?). Gli studenti si gioverebbero delle attivita' sociali della scuola, che a sua volta offrirebbe servizi alla cittadinanza.
7) Abolizione dei testi obbligatori: i libri di testo costano un sacco di soldi. Si cerca di calmierarne il prezzo ma generalmente invano. Le case editrici fanno pagare gli aggiornamenti (spesso superficiali) a peso d'oro. Molti professori saprebbero e vorrebbero farne a meno: basterebbe lasciarli fare e le famiglie respirerebbero un po'.
8) Abolizione delle graduatorie: il reclutamento attuale e' semplicemente folle. Inefficiente, ingiusto e costoso, tanto nei confronti degli studenti quanto dei professori. Oggi e' un turbinio di trasferimenti, assegnazioni provvisorie, cattedre a scadenza. Se ogni scuola potesse provvedere ad assumere i suoi insegnanti, tutto questi problemi verrebbero ridotti drasticamente. Con colloqui di lavoro ed esame dei curricula tutte le sciocche polemiche sull'origine geografiche dei prof sarebbero messe a tacere: se sei bravo, lavori. I genitori potrebbero avere una funzione di controllo, perche' sarebbero fortemente motivati a denunciare possibili abusi: accetterebbero che per il nepotismo di un preside il figlio abbia un cattivo professore?
9) Alcune universita' gia' offrono corsi di laurea part-time (Bari, ad es.). Questa possibilita' va estesa anche ai dottorati (come gia' avviene in tutto il resto del mondo), i prof. avrebbero la possibilita' di aggiornarsi, e di fare da tramite tra due mondi che parlano poco.
10) Rivedere le norme che regolano i congedi per ragioni di studio. Ad oggi, un professore di ruolo, tra dottorato, post doc, assegni e nomine da ricercatore puo' tenere una cattedra congelata per interi lustri, costringendo le scuole ad assunzioni annuali. Siccome molti di questi ricercatori sono entrati di ruolo grazie all'ultimo concorso, si puo' arrivare all'assurdo di persone che dispongono di cattedre di ruolo senza aver lavorato un giorno da insegnanti. Alcuni insegnano soltanto tra una nomina e l'altra. Non ho qui dati precisi sul fenomeno (non saprei dove trovarli), ma questa confusione amministrativa merita di essere discussa ed emendata, senza peraltro limitare il diritto all'aggiornamento. Anche perche', ad oggi, un dottorando che voglia anche, contemporaneamente, insegnare, non potrebbe farlo, mentre nel resto del mondo, se le due cose non si sovrappongono, e' ampiamente permesso: molti dottorandi devono imantenersi avorando, e farlo insegnando in una scuola e' un modo come un altro (magari part-time).
Queste sono alcune delle mie idee, neanche particolarmente nuove. Il punto fondamentale pero' e' questo: non puo' esistere una scuola che non sia elastica, e questa non puo' esistere se non si affida alla professionalita' dei suoi docenti. Il Ministero dovrebbe soltanto servire ad indirizzare e sostenere le buone pratiche e tenere i conti sotto controllo. Solo i professori che entrano in classe possono veramente sapere come strutturare didattica e contenuti. Ovviamente di fronte ad una tale responsabilita' docenti e presidi devono rispondere del loro operato.
Francesco Rocchi