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Piccoli e medi (impresa e artigianato)

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Saved by andreacivati@...
on June 6, 2010 at 1:07:15 pm
 

Ciao a tutti,

vi propongo un articolo a firma degli ultimi due rettori dell'Un. Bocconi, sull'evasione fiscale. Cosa ne Pensate?

 

COME BATTERE L'EVASIONE FISCALE IN DUE MOSSE - GUIDO TABELLINI E ANGELO PROVASOLI

 

I provvedimenti previsti nella manovra per combattere l'evasione sono numerosi. Alcuni sono passi importanti nella direzione giusta. Lo è certamente l'uso degli «indicatori di spesa» per determinare presuntivamente il reddito prodotto. Lo sono il tracciamento delle spese e la limitazione dell'uso del contante che, combinati, ostacolano l'economia sommersa e rafforzano l'affidabilità degli «indicatori di spesa». Lo è l'istituzione della ritenuta di acconto sui corrispettivi, che conferma la natura strutturale della detrazione dall'imponibile delle spese di ristrutturazione e di quelle destinate al risparmio energetico. Lo è, da ultimo, l'accatastamento dell'intero patrimonio immobiliare nazionale con la rilevazione dei fabbricati "ombra".

La cosa più importante, tuttavia, è che misure complementari a quelle descritte non sono state assunte. Anzitutto, la manovra non ha inteso monitorare consistenza e composizione dei patrimoni dei contribuenti. Pur disponendo di strumenti adeguati, l'amministrazione non ha mai proceduto a un'inventariazione sistematica e diretta dei patrimoni, specie al di sopra di una soglia significativa. Né ha mai chiesto ai contribuenti una rappresentazione periodica dei rispettivi patrimoni, pur senza tassarli. Poiché la variazione dei patrimoni corrisponde al reddito meno la spesa per consumi, la consistenza patrimoniale è un'informazione essenziale per contrastare l'evasione. Ma di un'iniziativa del genere non v'è traccia nella manovra.

Eppure, il monitoraggio dei patrimoni ben si combinerebbe con gli indicatori di spesa utilizzabili per contrastare l'evasione di importi relativamente modesti, come ad esempio nel commercio al dettaglio, nell'artigianato e nelle professioni autonome minori, in cui è verosimile che il reddito evaso non si trasformi in nuovo significativo patrimonio, ma venga prevalentemente destinato a maggiori consumi. Mentre indicatori patrimoniali al di sopra di una certa soglia potrebbero essere impiegati per contrastare l'elusione che si esercitasse sugli indicatori di spesa.

Questa riluttanza può forse essere spiegata con il timore di indurre una fuga dei capitali all'estero, in un momento in cui la fiducia già è vacillante, perché i risparmiatori potrebbero vedere la richiesta di una dichiarazione patrimoniale come primo passo verso la tassazione della ricchezza. Ma se questa è la ragione, è poco valida.

Innanzitutto, perché la fiducia che conta per un debitore sovrano è quella dei mercati internazionali, più ancora che quella dei risparmiatori italiani; e da questo punto di vista, tanto più è ampia la base imponibile, tanto minore è il rischio di crisi sul debito pubblico. Inoltre, perché le maglie della cooperazione internazionale si stanno stringendo e rendono sempre più difficile tenere all'estero capitali clandestini. Infine, perché l'Italia ha raggiunto equilibri politici da paese stabile e maturo, che rendono difficile immaginare interventi punitivi sui grandi patrimoni.

Un secondo provvedimento che non ha trovato spazio nella manovra riguarda la tassazione dei redditi immobiliari. Oggi parte rilevante del reddito immobiliare sfugge alla tassazione anche per via di un'ampia diffusione di rapporti di locazione irregolari. Qui il contrasto dell'evasione potrebbe realizzarsi con una differente tassazione degli immobili, basata sui «redditi figurativi» anziché su quelli dichiarati. La tassazione catastale degli immobili unirebbe semplicità dell'accertamento con l'incentivo a una miglior utilizzazione economica del bene e sarebbe compatibile con il sostegno alla prima casa o ad altre fattispecie da tutelare. La tassazione separata dei redditi immobiliari, calcolati con riferimento alla reale potenzialità reddituale dei fabbricati, potrebbe anche uniformarsi alla tassazione delle rendite finanziarie, ad esempio con un'aliquota unica del 20 per cento.

Oggi tuttavia i redditi catastali sono del tutto irrealistici rispetto a parametri di mercato. Il contrasto all'evasione dei redditi immobiliari dovrebbe partire dunque dall'identificazione degli immobili "ombra" contenuta nella manovra, per poi svilupparsi con iniziative di tassazione differenti che per essere efficaci dovrebbero però portare a una radicale revisione dei valori catastali. A questo dovrebbero lavorare congiuntamente amministrazione finanziaria dello Stato e amministrazioni locali.

Come ha ricordato il Governatore Mario Draghi nelle sue Considerazioni Finali all'Assemblea di Banca d'Italia, l'illegalità e la corruzione sono tra i mali più gravi che affliggono il nostro paese. L'evasione fiscale ne è un aspetto rilevante. Sconfiggere evasione e illegalità aiuterebbe anche la crescita. Non solo per la ragione ovvia che diventerebbe possibile abbattere le aliquote sul lavoro. Anche e forse soprattutto perché consentirebbe una migliore allocazione delle risorse. L'evidenza empirica conferma che la produttività aggregata cresce soprattutto grazie all'afflusso di risorse e fattori produttivi verso le imprese e i settori più dinamici ed efficienti. Ma in Italia evasione fiscale e illegalità sono un ostacolo importante sulla strada di una migliore allocazione delle risorse. Le imprese restano piccole e sottocapitalizzate anche perché i mercati finanziari temono che i bilanci non siano veritieri. Il lavoro si dirige verso l'economia sommersa o verso le professioni e i settori dove vi è il vantaggio fiscale di una più facile evasione. La criminalità organizzata e l'illegalità diffusa scoraggiano l'afflusso di capitali dall'estero e rendono praticamente impossibile investire in alcune zone del paese. Tutti questi ostacoli diventerebbero meno rilevanti a fronte di una guerra senza quartiere all'evasione e all'illegalità.
Per tutte queste ragioni, ha fatto bene il governo a mettere la lotta all'evasione al centro della manovra. Ma per sconfiggere questa piaga, si può e si deve fare di più.

 

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Negli scorsi anni è stata fatta una politica di sostegno alla creazione d'impresa pensando che fosse la panacea, con il risultato di avere tante nuove imprese create senza occuparsi poi dell'accompagnamento e dell'incubazione delle stesse. Inoltre, tante piccole imprese sono state create perché questa costituiva apparentemente l'unica opportunità per l'entrata o il reinserimento nel mondo del lavoro. Quante persone adesso si trovano in difficoltà perché queste imprese non solo non sono sostenibili ora, ma non lo erano neanche all'inizio? Quante di queste sono in realtà fantasma, nel senso che non sono state capaci di stare sul mercato perché non c'erano né le premesse, né le conoscenze (quelle legislative ed economico/commerciali), né competenze, né la motivazione, né i fondi per avviare un'attività che si rivelasse solida? Tante. Quante voltesi è pensato e si pensa tuttora che nella piccola impresa ci si deve buttare quasi allo sbaraglio? Certamente, adesso vanno aiutate le imprese che già esistono e che si trovano in serie difficoltà.

 

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Cari,

vi propongo una riflessione presa da un'articolo de Il Sole 24ore. Ma le partite Iva sono solo italiane? Forse anche questo andrebbe consierato....

 

Piccoli imprenditori: 14mila nuove partite Iva
il Sole, 17-05-2010 
Léonard Berberi

Un pò meno Italia e un pò più Babilonia. Diminuiscono i Franco, Giovanni e Michele. Aumentano i Mohammed, Nicolai e Felipe. Da un lato le 3omila piccole imprese italiane che nel 2009, secondo Unioncamere, mancano all'appello. Dall'altro le oltre 14rnila nuove partite Iva straniere.
L'imprenditoria etnica resiste meglio alla crisi? Solo in parte. Perché, avverte Domenico Mauriello, del centro studi Unioncamere, «il salto, anche se positivo, è per la prima volta inferiore alle performance degli anni precedenti».
L'anno scorso gli stranieri che hanno avuta una carica in un'azienda (titolare, socio, amministratore) sono stati quasi 600mila. Cifre in costante aumento. Così come in aumento, secondo Infocamere, sono anche le imprese individuali con un titolare straniero. Al 31 dicembre 2009 risultavano iscritte 324.749 partite Iva non italiane. Rispetto all'anno precedente, il 4,5% in più. «La performance positiva - continua l'esperto Unioncamere - dimostra che il sistema in parte ha tenuto. Ma ci dice anche che quegli immigrati espulsi dal mercato del lavoro a causa della crisi hanno scelto Pauto-impiego, aprendo una propria partita Iva».
Ogni cento imprese individuali, nel 2009, 77 risultano guidate da extracomunitari. Significative anche le "quote rosa": in media, poco più di una partita Iva su cinque è assegnata a una donna.
Il "commercio all'ingrosso e al dettaglio", poi, si conferma la voce più importante (121.710 ditte individuali, pari al 37,5% circa) se si guarda il settore. Seguono le "costruzioni" (103.525) e le "attività manifatturiere" (29.811). Ma il primato cambia nella suddivisione tra comunitari e non. Se la metà degli imprenditori Uè (48,37%) si dedica alle "costruzioni", quelli extracomunitari preferiscono il "commercio". «Nel primo caso, il valore risente dell'attività dei romeni, concentrati sull'edilizia - spiega Mauriello -. Nel secondo, pesa la scelta dei nordafricani, con i negozi di cibo etnico, e dei cinesi".
Il Marocco guida la classifica delle nazionalità più attive con 48.059 individui. Segue la Romania (35.592) tallonata dalla Cina (34.595).
A livello territoriale, infine, la Lombardia resta la regione preferita per aprire un'impresa: l'anno scorso qui c'erano 56451 ditte individuali. Dietro, la Toscana (oltre 34 mila) e l'Emilia Romagna (poco più di 31 mila). «Un caso molto particolare è la provincia di Prato - chiarisce l'esperto -, dove le imprese cinesi pesano in modo significativo nell'economia della zona e in parte anche della regione». Nel 2010 la situazione non dovrebbe cambiare di molto. «Le partite Iva straniere continueranno ad aumentare - conclude Mauriello -ma a ritmi inferiori rispetto al passato e sempre più verso una stabilizzazione».


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